Se un anno fa qualcuno ci avesse detto che nel 2020 saremmo stati colpiti da una pandemia in grado di mettere in ginocchio l’economia mondiale e di fare migliaia di morti, l’avremmo certamente ritenuto un pazzo.

E invece eccoci qua…costretti all’isolamento in una situazione che ai nostri occhi somiglia molto agli scenari apocalittici predetti dagli antichi Maya.

Anche se ci sembra che il momento storico che siamo vivendo sia del tutto nuovo ed eccezionale, gli studiosi di epidemiologia ci ricordano che eventi come questo non rappresentano affatto un episodio isolato nella storia dell’uomo.

Virus e batteri hanno sempre convissuto con noi, ma se abbiamo imparato in fretta a difenderci dai predatori più grandi e temibili, ci è servito molto più tempo per arrivare a conoscere l’esistenza di questi microscopici organismi e per capire come proteggerci dai loro insidiosi attacchi.

Qual è dunque la differenza tra quello che ci accade oggi e la situazione in cui si trovarono i nostri antenati quando dovettero – per esempio- fronteggiare la peste nera alla fine del Trecento, o l’influenza spagnola nei primi decenni del Novecento?

Di sicuro oggi, rispetto al passato, abbiamo molti più strumenti per reagire di fronte ad un’emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo.

Gli scienziati di tutto il mondo stanno lavorando incessantemente, attraverso un approccio multidisciplinare, alla creazione di terapie efficaci contro i sintomi del Covid-19 e, soprattutto, allo sviluppo di un vaccino. Sono, infatti, più di 100 i progetti attualmente in corso e alcuni di essi sono già ad uno stadio avanzato di sperimentazione.

In questo scenario anche gli esperti di intelligenza artificiale stanno dando il loro contributo, non solo mettendo le loro conoscenze a disposizione della ricerca medica, ma anche cercando di sviluppare tecnologie utili a tutelarci durante la convivenza con questo virus.

Nell’attesa che trascorrano i tempi tecnici necessari alla produzione di un vaccino e alla sua disponibilità su larga scala, saremo infatti costretti a convivere con questo virus, cercando di contemperare l’esigenza di una ripresa economica con la tutela della salute pubblica.

Con la sua capacità di analisi e predizione, rapida ed efficace, di sistemi complessi, l’AI può infatti rappresentare una carta strategica da giocare nella fase della ripartenza delle attività economiche e sociali.

Proprio allo scopo creare strumenti utili al contrasto del Covid-19 tramite l’AI, negli USA è stata recentemente data vita ad un consorzio, denominato C3.ai Digital Transformation Institute (C3.ai DTI).

Il consorzio, composto da istituzioni accademiche e non, tra cui le università di Princeton, Carnegie Mellon, il Massachusetts Institute of Technology, la University of California, la University of Illinois la University of Chicago e i gruppi C3.ai e Microsoft, ha lo scopo di finanziare ricerche per un totale di quasi 6 milioni di dollari volte a contrastare la pandemia usando l’intelligenza artificiale.

In modo analogo, in Europa l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (AI*IA) ha promosso la creazione di una task force in grado di affiancare e sostenere le istituzioni pubbliche nella lotta al Covid-19. L’iniziativa è stata accolta positivamente e il più grande network di intelligenza artificiale del mondo, CLAIRE, ha offerto il suo supporto agli Stati membri per coadiuvarli nella gestione di questo momento di crisi.

Il team di esperti creato da CLAIRE è guidato da Emanuela Girardi, membro del gruppo di esperti di IA del MiSE e di AIxIA, e Gianluca Bontempi, Professore ordinario di machine learning a ULB, Université Libre de Bruxelles, ed è supportata dagli uffici di CLAIRE con base a Aja, Bruxelles, Praga, Oslo, Roma, Saarbrücken e Zurigo.

Non ci resta, quindi, che aspettare di vedere quali saranno i risultati di questi sforzi congiunti della comunità scientifica, augurandoci che ci aiutino a tornare presto alla nostra agognata “normalità”.

Autore: Claudia Paniconi | Responsabile Marketing DMBI
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